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Vila Autodromo: il quartiere che protesta contro i Giochi

È un'enclave nel parcheggio del centro media dell'Olimpiade, vicinissimo al villaggio. Sembra un gioco della storia, un'isola dove non ci sono metal detector e transenne: ci si può entrare liberamente, è una Rio di altri tempi, comunque lontana dai Giochi, anche se fisicamente vicinissima. È quello che rimane di Vila Autodromo, il quartiere sfrattato dal Parco Olimpico di Barra de Tijuca. Qui vivevano fino al 2012 circa 680 famiglie, generalmente pescatori o eredi degli operai che avevano lavorato nel vicino autodromo di Jacarepagua, palcoscenico di dieci Gran premi di Formula 1 fra gli anni '70 e ‘80. Ora sono rimaste in 20, ma le case bianche e basse sono nuove perché qui la ruspa ha portato via tutto quello che c'era prima.

Ecco perché, passando nella via principale si scopre su una finestra un adesivo, “Mogos da ex lusso”, ovvero “giochi dell'esclusione”. Ed ecco perché qui è attivo un comitato che rivendica l'identità della comunità, denuncia i maltrattamenti di cui sono state vittima le famiglie che avrebbero voluto restare, il mancato risarcimento di chi invece è andato via per far posto alle costruzioni olimpiche, ma non ha avuto il tipo di alloggio promesso dalle autorità. Qui l'Olimpiade non ha un bel volto. La ventina di famiglie che è rimasta ostinatamente non tratta male la gente dei Giochi, ma spiega che si sarebbe potuto fare una scelta differente, rispettare il desiderio di chi voleva restare.

Anche la storia di Vila a Autodromo, si chiama così il posto, è finita nelle cronache della stampa internazionale. Maria da Cunha, la pasionaria del luogo, ha raccontato a molti giornalisti la durezza di questi anni. E anche la storia di queste famiglie deve rimanere nell'album di questi Giochi di Rio.

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